Milano - E’ stata presentata oggi a Milano la grande esposizione “Frida Kahlo. Oltre il mito” che il MUDEC ospiterà dal 1 febbraio fino al 3 giugno del 2018 e realizzata in collaborazione con 24Ore Cultura.
Si tratta di un progetto molto ambizioso a firma di Diego Sileo, curatore del PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, studioso di arte contemporanea latinoamericana e dal 2010 membro unico europeo del progetto di ricerca sul nuovo archivio di Frida Kahlo e Diego Rivera. “Dopo le tre mostre dedicate all’artista messicana e ospitate in Italia dal 2014 a oggi a Roma, a Genova e a Bologna, era giunto il momento di aggiungere qualche nuovo elemento intorno alla figura di Frida Kahlo al di là degli stereotipi e dell’aura mitica che avvolgono il personaggio e che hanno contribuito ad offuscare l’effettiva conoscenza della sua poetica” ha affermato Diego Sileo.
L’obiettivo della mostra è quello di dimostrare da un punto di vista scientifico che Frida Kahlo ha scritto una pagina importante dell’arte nel Novecento, al di là del fenomeno di fridomania ossessiva che circola un po’ ovunque nel mondo. E’ stata un’artista non solo donna e non solo messicana: ha rappresentato un modello per le generazioni successive, ha anticipato temi, attitudini e atteggiamenti degli artisti contemporanei. Una chiave di lettura che va oltre l’analisi dei traumi familiari, della tormentata relazione con Diego Rivera, del frustrato desiderio di diventare madre e della sua tragica lotta contro la malattia.
LA SCOPERTA DI UN NUOVO ARCHIVIO
Il progetto della mostra nasce 6 anni fa in Messico: per conoscere Frida Kahlo è indispensabile recarsi nel suo paese e visitare i luoghi dove ha vissuto.
Nel 2006 si scopre un nuovo archivio di Frida Kahlo e Diego Rivera. Infatti quando nel 1957 Diego Rivera morì, lasciò nel testamento che i bagni di Casa Azul, in cui lui e Frida erano vissuti, rimanessero chiusi per sempre.
Dolores Olmedo, mecenate di Diego Rivera, follemente innamorata dell’artista e amante non rivelata, decise di rispettare la volontà di Rivera e lasciò che i bagni rimanessero chiusi. Nel 2002 la proprietà di Casa Azul passa di mano al figlio di Dolores Olmedo, il quale decide di aprire le stanze. Lì si scopre un nuovo archivio con migliaia di documenti, foto e oggetti appartenuti a Diego Rivera e a Frida Kahlo. Alla luce dello straordinario rinvenimento, il museo ha deciso di formare un’équipe di esperti per analizzare i nuovi documenti.
LE NUMEROSE LETTERE E LE FOTOGRAFIE
Diego Sileo ha avuto modo di studiare da vicino le numerose risposte alle lettere che Frida Kahlo inviava a vari interlocutori. Come è noto, l’artista era una scrittrice prolifica e manteneva intense relazioni epistolari con numerose persone. Benchè siano noti i contenuti delle lettere inviate dalla Kahlo, nulla si sapeva delle risposte inviate dal medico, dai numerosi amici artisti, dai politici che la mettevano al corrente di informazioni e notizie. L’archivio conserva inoltre numerosi disegni, appunti e migliaia di fotografie.
Ma sono poche le foto scattate da Frida Kahlo, una ventina in tutto. I soggetti per lo più ritraggono nature morte, non grandi foto da un punto di vista tecnico ed estetico, ma importanti perché conservano sul retro scritture di Tina Modotti e Frida Kahlo. Sembra che sia stata la stessa Modotti ad aver impartito lezioni di fotografia all’artista. .
OPERE PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA
Nell’esposizione milanese sarà possibile ammirare oltre 100 opere di Frida Kahlo provenienti dalle due più grandi collezioni: quella del Museo Dolores Olmedo, con lavori più intimi e sofferti, e quella di Jacques e Natasha Gelman con le opere più auto celebrative come gli autoritratti.
Numerosi musei americani tra cui il Phoenix Art Museum, la Buffalo Albright-Knox Art Gallery e il Madison Museum of Contemporary Art hanno prestato opere che saranno per la prima volta in Italia.
Per l’allestimento è stato scelto un criterio tematico, tralasciando l’aspetto biografico ormai noto ai più, che si articola in cinque sezioni: Politica, Donna, Violenza, Natura e Morte.
“Aver avuto modo di studiarla direttamene nella sua Casa Azul” afferma Diego Sileo “mi ha aiutato a capire in che maniera angelicamente luciferina abbia vissuto il suo destino di artista intellettuale, capace come fu di eludere le condizioni di minoranza sociale in cui erano costrette le donne nel suo paese, di sconfiggere l’anonimato, di adottare un’ironia che disintegrò definitivamente la retorica della tradizione artistica messicana”.
FRIDA KAHLO E L'ARTE PRE-COLOMBIANA
La mostra temporanea offre l’occasione per mostrare alcuni pezzi del patrimonio pre-ispanico del Messico conservati presso il Museo delle Culture, insieme a un intervento di un artista messicano contemporaneo. Tra l’altro un aneddoto legato a Frida Kahlo narra che l’artista a vent’anni fosse solita recarsi presso il Museo Archeologico di Città del Messico per copiare opere di età pre-colombiana e poi mostrare i suoi disegni a Diego Rivera nella speranza di far colpo su di lui. Quella consuetudine con l’arte antica messicana si ritroverà poi nei disegni e nella resa pittorica delle opere successive.